Intuire il futuro ispirandosi al passato
Docente: Matteo Cassiaghi – Fashion Designer
DISPENSA TERZA PARTE
’70 – ’80 – ’90 LO STILE DIVENTA IMMAGINE
Alla fine degli anni 60 esplode una rivoluzione sociale e lo stile rispecchia questa fervore.
Yves Saint Laurent
Yves è l’enfant prodige della moda, a soli diciassette anni sostituisce Christian Dior (defunto) alla guida della maison ma solo per un anno.
Nel 1962 con il suo compagno Pierre Bergè fonda il suo marchio.
La sua intuizione è stata quella di portare la vita dei giovani di “strada” nella moda, esempio plateale è il suo profumo Oppium che ha il nome di una droga ed è stato pubblicizzato con una campagna che lo ritraeva completamente nudo in un momento di rivoluzione sociale/sessuale. Il primo abito che lo rende estremamente famoso viene definito dai media “pop” ed è il modello Mondrian (ispirato all’artista), è il primo a far sfilare modelle di colore, è padre del nude look e crea l’immagine di una donna “irriverente” che la sera veste con il tuxedo, il tipico smoking da uomo riadattato con tocchi femminili.
I paesi da cui trae ispirazione sono l’Africa, la Spagna, l’India e la Russia.
Uomo molto tormentato passerà tutta la sua vita in balia di alcol e droga.
Nel 2002 Yves abbandona la moda e vende il marchio. Nel 2008 morirà di tumore al cervello.
Da una sola stagione la maison è guidata da Hedi Slimane.

Campagna profumo Oppium

Abito Mondrian

Tuxedo

Nude look
Vivienne Westwood
Eccentrica e singolare stilista inglese deve la sua fortuna al movimento punk degli anni 70 nel quale si trova a sua agio creando un’immagine stravagante e provocatoria della moda.
È molto influenzata dal mondo della musica di quel periodo grazie anche alla relazione sentimentale con Malcolm Maclaren manager dei Sex Pistol.
La sua prima collezione si intitola Pirate con la quale definisce il suo stile mixando elementi punk di strada a corsetti e faux-cul, tipici della storia del costume, che sembravano ormai sepolti.
Altre sue caratteristiche sono: l’ulitizzo di tessuti “patriottci” come lo scozzese nei vari quadri dei clan e le altissime zeppe.
La sue collezioni sono sempre impegnate anche nel sociale e nel politico infatti bel 2005 decide di dare il suo appoggio al movimento per la difesa dei diritti civili creando una t-shirt con lo slogan “i’m not a terrorist”.
Pur essendo politicamente “scorretta” viene insignita del titolo di Ufficiale dell’Impero Britannico.
A 71 anni dirige ancora la sua maison.

Vivienne Westwood

Zeppe

Gonna faux-cul

Corsetto

I’m not a terrorist
Anni ’80
In questo periodo si possono individuare 3 macrogruppi di stilisti: i belga, i giapponesi e gli italiani.
I belga
Si battezzano “i sei di Anversa” di cui fanno parte: Ann Demeulemeester, Dries Van Noten, Martin Margiela, Dirk Bikkembergs, Walter Van Beirendonck e Josephus Thimister. Presentano insieme le prime creazioni conquistandosi subito la fama di giovani selvaggi.
Tutti diplomati all’accademia reale di belle arti di Anversa, ufficializzano il gusto nordico.

Profumo Martin Margiela

Dries Van Noten
I giapponesi
Rei Kawakubo con il marchio Comme des Garcon, Yohji Yamamoto, Kenzo e Issey Miyake.
Vengono definiti come gli stilisti del “non compiuto” perché utilizzano la tecnica del taglio vivo e dell’imperfetto.
Rei è famosa come la più sperimentale, Yohji come interprete del costume europeo in versione giapponese, Kenzo come l’esotico e Issey come il tecnico introducendo il plissé di Fortuny e l’arte del senza cuciture (seamless).

Yohji Yamamoto

Issey Miyake
Gli italiani
Armani, Versace, Ferrè e Krizia.
Armani celebra il prêt-a-porter utilizzando i colori non colori, la destrutturazione dei capi e la pulizia del taglio; Versace estrapola dall’immagine greca l’aspetto sexy; Ferrè fonde l’architettura barocca alla moda lineare e Krizia, specializzata in maglieria, fa della tigre l’unico suo simbolo.

Sexy Versace

Ferrè
Anni ’90
Negli anni novanta, dopo l’esplosione di colore, forza e eccessi del decennio precedente, nasce un movimento di stilisti (minimalisti) che tendono a ripulire e sintetizzare le linee.
Tra questi troviamo:
Miuccia Prada che, con alle spalle un’antica maison di pelletteria da viaggio, sperimenta i suoi famosi accessori in nylon e unisce la tecnica al sapore sartoriale tipico italiano degli anni ’50. Nota a livello internazionale come l’innovatrice, introduce l’immagine intellettuali dell’Ugly Chic.
Jil Sander, stilista tedesca, viene definita la “clinical” perché rende l’immagine della donna estremamente pulita. Raffigura il gusto tedesco in versione raffinata. La sua immagine tipica è composta da camicia bianca completamente chiusa, gonna scura al ginocchio e scappa bassa maschile.
La versione americana del minimalismo è rappresentata da Calvin Klein e da Michael Kors.

Borsa Prada esposta al Moma

Prada -Ugly chic-

Calvin Klein

Jil Sander