Intuire il futuro ispirandosi al passato
Docente: Matteo Cassiaghi – Fashion Designer
DISPENSA SECONDA PARTE
1940-1960 I DITTATORI DELLO STILE
Lo stile sopravvive alla seconda guerra mondiale con Elsa Schiaparelli e viene esaltato dalla nascita del “new look” di Christian Dior.
Elsa Schiaparelli
Nata in una famiglia aristocratica (il padre era direttore della biblioteca di re Vittorio II e successivamente direttore della cattedra di letteratura araba a Roma nel 1903) Elsa respira un aria intellettuale fin da piccola. Scartata l’ipotesi della scrittrice inizia a vestire le donne del suo rango e si trasferisce a Parigi. Subito riconosciuta apre il famoso atelier di Place Vendome.
Viene considerata la “visionaria” perché è la prima stilista a vedere la moda da un punto di vista “artistico” e creativo infatti a Parigi consolida l’amicizia con alcuni dei più famosi artisti del periodo da cui viene influenzata e che coinvolge nei suoi progetti. Il più famoso di tutti è Salvador Dalì che per lei realizza il celebre cappello “scarpa”.
Non resiste al suo fascino nemmeno la tanto discussa duchessa di Windsor che diventa testimonial dello stile “Schiap” indossando il modello “aragosta”.
A lei si riconosce l’invenzione del color “rosa shocking”, della stampa “gazzette” e la bottiglia del suo profumo a forma di busto di donna.
Grande concorrente in quel periodo di Chanel che la definisce la “volgare italiana”.
Il suo marchio muore perché non si adegua ai tempi ma da qualche mese è ufficiale che la maison riaprirà ma ancora è senza designer…

Guanti “artistici”

Profumo con bustino

Abito aragosta

Cappello scarpa
Christian Dior
Il periodo Dior è brevissimo, dieci anni di onorata carriera stroncati da un infarto (1947-1957).
Sarto, ha la brillante intuizione di riportare alla luce la femminilità assoluta dopo la situazione difficile della guerra.
Studia una strategia, chiede alle aziende tessili di Lione di investire sulla sua idea di proporre abiti con grandi consumi di tessuto.
Ci riesce e diventa “il dittatore dello stile”.
Fa nascere il new look con la sua prima proposta il tailleur “bar” composto da una giacca bianca strizzata in vita e da un’ampia gonna plissé nera che definisce la famosa immagine a “clessidra”: dopo tanto tempo in cui le donne erano libere dai corsetti, Dior rimette all’interno degli abiti la costruzione/costrizione per delineare il punto vita.
Le sue sfilate diventano evento a tal punto da divenire famoso a livello globale conquistando il “mercato americano” e introducendosi nei grandi magazzini.
La pubblicità, da Monsieur Dior, torna ad essere illustrata avvalendosi di Reneè Gruau.
Dior completa i suoi outfit con un importante accessorio, la scarpa; ad occuparsene è Roger Vivier che deve a lui la sua popolarità.
Il suo profumo più famoso è Diorissimo dedicato al suo fiore preferito, il mughetto, di cui sarà ricoperta la sua bara.
A succederlo l’ancora diciassettenne Yves Saint Laurent, Marc Bohan, Gianfranco Ferrè, John Galliano, Bill Gaytten e da una stagione Raf Simons.

Tailleur "bar"

Illustrazioni Reneè Gruau

Esempio di abito con grandi consumi

Diorissimo!
Cristobal Balenciaga
Caratteristica distintiva di questo stilista è il volume.
Infatti utilizza tessuti come il faille, il gazar, l’organza e la duchesse che hanno la caratteristica di essere plasmabili come un materiale per scultura.
Pur essendo spagnolo ed ispirandosi ai quadri del 1500 spagnolo ripulisce i sui abiti dagli orpelli mantenendone l’anima aristocratica.
Illustre per i suoi capispalla e per la cura maniacale del taglio soprattutto per quanto riguarda le maniche.
Si innamora del suo stile la famosa direttrice di Vouge America Diane Vreeeland che alla fine degli anni ’60 propone e cura una sua retrospettiva a New York.
Abbandona nel 1968 perché la moda sta andando verso una direzione molto commerciale che non rispecchia più la sua visione artistica.
Muore dopo 4 anni.
L’unico suo successore è Nicolas Ghesquière che diventa direttore artistico della maison nel 2000.

Cappa da sera

Tipico volume di abito in organza

Mantella

Abito da sposa
Pierre Cardin, Paco Rabanne, Andrè Courrèges
Gli anni sessanta più che da uno stilista sono caratterizzati da uno stile e da una forma tipiche del periodo: il trapezio.
Che si tratti di Chanel, Dior o Saint Laurent, il loro stile si adatta a questa immagine.
Pierre Cardin (Pietro Cardini italiano dal nome francese) si afferma grazie all’uso dell’oblò e del cerchio. Li utilizza per creare dei “buchi” o delle stampe. E’ stato il primo ad aprire un monomarca in Giappone.
Paco Rabanne si identifica grazie all’utilizzo di materiali inusuali come il metallo, la carta e la plastica con i quali crea abiti composti da moduli geometrici uniti da piccoli anelli. Suoi i costumi di scena del film Barbarella.
Andrè Courrèges immagina il futuro della moda dove le donne indossano occhiali/schermo, abiti geometrici di lana e di pelle nei colori lunari come il bianco e l’argento e alti stivali senza tacco. Chanel lo definisce “un design tipicamente automobilistico che toglie femminilità alle signore”.
Ognuno di questi stilisti diventa famoso solo per un breve periodo.

Modello di Pierre Cardin

Abito a placche di Paco Rabanne

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